Statistiche web
Preservare l’autorevolezza della magistratura – Virginio Rognoni sul Corriere della Sera
Rognoni al processo su trattativa tra Stato e mafia: "D'Acquisto e ...

Le note vicende di cronaca riguardanti l’Associazione Nazionale Magistrati sono al centro di una riflessione che il nostro illustre Alunno Virginio Rognoni affida alle colonne del Corriere della Sera. Nel proprio intervento, l’ex ministro Rognoni si richiama a un dibattito avvenuto poco dopo la scadenza del proprio incarico di Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nel 2009; sul medesimo quotidiano, in quell’occasione, aveva pubblicato parole di netto supporto al merito individuale, a discapito degli interessi di corrente. Nel buon governo della magistratura, aveva scritto, “non esistono gruppi e i consiglieri uti singuli concorrono alle nomine con assoluta libertà di giudizio, dopo attenta valutazione del merito e della idoneità di ogni concorrente in relazione all’ufficio che si vuole ricoprire”.

Ancora oggi Rognoni torna sull’“annoso dibattito sulle correnti della Anm, espressioni culturali degenerate in strumento di potere”, e lo fa nuovamente richiamandosi alla preminenza del merito individuale rispetto a ogni altra considerazione nell’assegnazione di ruoli giuridici, sostenendo inequivocabilmente che una scelta operata in base a opportunità correntizia “fa perdere credibilità e autorevolezza al sistema giudiziario, rimette in discussione il principio sacrosanto dell’autogoverno e della magistratura, determina lentezze nelle procedure di nomina”.

La ritiene una “pericolosa deriva” cui oggi si mira a rimediare con specifici interventi legislativi, il cui criterio viene individuato da Rognoni in una convinzione in cui è saldo da tempo. Ancora nell’articolo del 2009 infatti, a chiosare la propria esperienza di Vicepresidente del Csm, Rognoni ammoniva che l’obiettivo del buon governo della magistratura “può essere raggiunto solo percorrendo fino in fondo la via del recupero di moralità civile, di onestà e di coscienza professionale, di libertà da interessi di parte e da condizionamenti servili, di forti sentimenti del bene comune”. Si tratta dello stesso orizzonte ideale, ma realizzabile, tracciato in un recente monito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’indicare alla magistratura la via per preservare la propria autorevolezza.

Virginio Rognoni, ghisleriano, si è laureato in giurisprudenza nel 1947 e ha subito fruito della borsa Fullbright a Yale. Alla carriera accademica, che lo ha portato a insegnare Istituzioni di diritto processuale presso l’Università di Pavia, ha sempre affiancato la passione per la politica: deputato nel 1968 per la Democrazia Cristiana, ha seduto alla Camera per sette legislature, fino al 1994. Nel corso di questi anni ha ricoperto rilevantissimi ruoli nell’esecutivo: Ministro dell’Interno dal 1978 al 1983, Ministro di Grazia e Giustizia fra il 1986 e il 1987, Ministro della Difesa dal 1990 al 1992. Dal 2002 al 2009 è stato Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 2015 gli è stato assegnato il Premio Ghislieri alla carriera, come ulteriore riconoscimento alla sua capacità di “saldare le dimensioni locale, nazionale ed europea della società italiana in anni di grandi sfide e cambiamenti, perseguendo sempre la centralità del rapporto fra il cittadino e lo Stato”.