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Inaugurazione del Castello di Lardirago – Gli interventi degli ospiti

Da nobile corte agricola a innovativo centro culturale, attraverso otto secoli di storia. Il Castello di Lardirago, complesso di epoca viscontea a metà strada fra Milano e Pavia, è stato completamente ristrutturato dalla Fondazione Ghislieri per ospitare attività di ricerca, divulgazione e didattica, nonché per valorizzare il territorio e le sue tradizioni (anche culinarie). Nella splendida cornice del Castello restaurato, si è tenuta ieri la presentazione delle nuove attività sorte negli spazi recuperati grazie al contributo della Fondazione Cariplo.

L’inaugurazione è stata aperta da una visita guidata condotta da Pierluigi Boggeri, vice capodelegazione del FAI di Pavia, che ha voluto sottolineare la “collaborazione virtuosa fra il FAI e il Ghislieri”. “Il Castello ha sempre avuto un rapporto stretto col territorio”, ha spiegato, “evolvendosi via via per far fronte alle numerose necessità che si presentavano nei secoli. Ora, grazie al contributo Cariplo, è stato messo in atto un restauro di cui va sottolineata la sapienza, che consente di utilizzare appieno le potenzialità dell’edificio nel rispetto di ciò che è stato rinvenuto durante i lavori”.

In questo modo è possibile usufruire del Castello in maniera funzionale e moderna, potendo comunque ammirarne le decorazioni risalenti al XIV secolo, dalla affascinante geometria sotto il portico della corte fino alle complesse simbologie sul fregio dello splendido e ampio salone del secondo piano. Al riguardo Lucrezia Loizzo, Viceprefetto di Pavia e Commissario straordinario del Comune di Lardirago, ha voluto “esprimere vicinanza a chi ha organizzato questo evento e svolto lavori per rendere questo bellissimo monumento una grande risorsa per il Comune e per l’intero territorio”.

Anche Pietro Previtali, membro della Commissione centrale di beneficenza della Fondazione Cariplo, ha voluto sottolineare la rilevanza dell’operazione. “Il Ghislieri è un partner importante della Fondazione Cariplo, che a dicembre compie trent’anni”, ha dichiarato. “Da allora la collaborazione fra le due istituzioni si è mantenuta costante, tramite la realizzazione di diversi progetti. Il piano per la ristrutturazione del Castello di Lardirago risale al bando “Beni aperti” del 2018, in cui il Ghislieri ha brillato sia per il pregio del bene da tutelare, sia per la progettualità in termini di ricerca e formazione”. L’Assessore alla Cultura del Comune di Pavia, Mariangela Singali, ha confermato che “questo Castello è un luogo straordinario, che diventa dotato di una funzione sociale per tutta la popolazione: non solo la conservazione del bene e la custodia della memoria storica, ma anche lo slancio di una visione verso il futuro”.

La portata del progetto è stata illustrata da Chiara Rindone, che ne ha seguito lo sviluppo per la Fondazione Ghislieri. “Questa apertura da parte del Ghislieri al territorio, attraverso un progetto così ampio, passa attraverso due canali”, ha spiegato. “Da un lato, la rifunzionalizzazione degli ambienti, sia nella corte sia nelle sale interne, con riallocazione degli arredi: il piano terra consta di servizi aperti al pubblico, il primo piano presenta una elegante sala lounge; il secondo piano ospita invece l’area convegni. Va sottolineata l’opera di illuminazione della corte e degli accessi per consentire anche eventi in notturna. Dall’altro, la creazione di un centro culturale, articolato su attività distinte ma connesse: una biblioteca, una mostra permanente, un centro studi sul territorio. A margine di quest’ultimo è stata bandita una borsa di studio per ricercatori sull’archivio storico del Collegio, che ha potuto giovarsi della continuità di proprietà da parte del Ghislieri, un vero e proprio valore aggiunto per la ricerca. Su questi binari si sono innestate sia l’attività di promozione turistica, grazie al FAI, sia un rebranding dovuto alla creazione di un nuovo logo a opera dello studio Fargo e una nuova attività di comunicazione tramite un sito web e l’ufficio stampa”.

“L’intenzione del Ghislieri è di cementare e valorizzare i rapporti fra la nostra Fondazione e la comunità di Lardirago”, ha aggiunto Andrea Belvedere, Rettore del Collegio Ghislieri. “Con la mostra e il centro studi, vogliamo dimostrare fattivamente quanto teniamo a questo rapporto, che sorge da una storia gloriosa. Oggi inauguriamo uno sforzo del Collegio per la valorizzazione dei rapporti con la comunità, ad esempio con l’apertura della biblioteca che è parte integrante del Castello ristrutturato”.

Il Presidente della Fondazione Ghislieri, Gian Arturo Ferrari, ha mostrato come l’inaugurazione del centro culturale al Castello di Lardirago sia coerente con l’identità e la missione ghisleriana: “Noi ghisleriani possediamo il Castello da quasi mezzo millennio. Non per questo ci sentiamo proprietari, bensì custodi: abbiamo ricevuto qualcosa dal passato e il nostro vero compito è trasmetterlo alle generazioni future. Sentiamo il peso gradevole della tradizione e il compito di portarla avanti. Ciò vale anche per il Castello, un investimento cospicuo che siamo felici di pagare alla nostra storia. Si apre una fase nuova, di cui Lardirago e la sua comunità saranno i primi fruitori. Noi ghisleriani abbiamo una materia prima da fornire: la cultura, che è ciò su cui lavoriamo. Vogliamo che il Castello diventi un centro di cultura per tutto il territorio. Sapere che ci saranno generazioni future che si avvicineranno alla cultura grazie al Castello, e alla sua biblioteca, non è solo la ricompensa che desideriamo ricevere: è anche il segno della nostra politica”.

Il legame fra Ghislieri e Lardirago viene indagato approfonditamente da una mostra permanente curata dai borsisti neolaureati Daniele Amodio e Massimiliano Bianchini, sotto la supervisione di Giulia Delogu, Ricercatrice all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Il catalogo illustrato, intitolato Lardirago e il suo territorio. Un microcosmo per una storia dell’agricoltura e dell’alimentazione in Lombardia (Fargo Studio, a cui si devono anche le foto di questa pagina), è disponibile da ieri e rappresenta una testimonianza vivida di una storia che va dal Cinquecento all’Ottocento e si aggiunge alla preziosa collana di cataloghi di mostre sulla storia del Ghislieri.

“Il legame fra Ghislieri e Lardirago inizia con le origini del Collegio”, racconta Giulia Delogu: “alla sua fondazione, nel 1567, San Pio V fece dono del Castello al Collegio perché fosse economicamente autonomo. La ricerca relativa alla storia di questo rapporto è partita da un semplice studio dei menu antichi del Collegio. Analizzando i prodotti che venivano serviti, i documenti comprovavano come fossero di fatto a chilometro zero; a Lardirago si produceva ciò che veniva mangiato in Collegio. Il lavoro è poi proceduto in senso opposto, nel tentativo di capire a monte come funzionasse la produzione agricola di Lardirago e come i suoi prodotti venissero distribuiti sul territorio. Ciò è stato possibile grazie all’eccezionale patrimonio documentale del Collegio Ghislieri: distinte, libri antichi e mappe che hanno consentito la ricostruzione capillare di una fetta di storia locale sottovalutata ma estremamente rilevante”.

Il Castello di Lardirago è ora dotato anche di una vasta biblioteca, costruita attorno al lascito di Lino Peroni, già docente di Storia del Cinema. “Il 40% degli italiani legge almeno un libro l’anno; il 60% non ne legge nessuno. La nostra scommessa, portare qui a Lardirago migliaia di volumi per aprire una nuova biblioteca, è di andare controcorrente”, conclude Alessandro Maranesi, Rettore Vicario del Collegio Ghislieri. “Si tratta di una scommessa duplice. Da un lato segna una grande apertura alla contemporaneità, grazie all’aspetto moderno della biblioteca e ai contenuti innovativi dei suoi volumi: cinema, giallistica, attualità… Siamo convinti che aprirsi all’oggi significhi aprirsi alla comunità. Dall’altro lato però resta la storica vocazione del Ghislieri all’attività di ricerca e formazione. Per questo una sezione della biblioteca ospiterà studi sul territorio lombardo e pavese, sulla cultura agricola locale, sull’identità che permane nei secoli. Con questa biblioteca vogliamo rendere il territorio sia oggetto sia soggetto del sapere”.