Il Collegio Ghislieri ha avuto un ruolo fondamentale nella costituzione dell’attuale Biblioteca Universitaria di Pavia. Duecentocinquant’anni fa, in pieno dominio austriaco sul Ducato di Milano (di cui Pavia era l’eccellente sede accademica), Collegio e Università erano istituzioni dal prestigio secolare: il Collegio aveva duecento anni, l’Università quattrocento. Entrambe però erano istituzioni che avevano bisogno di rinnovarsi, in particolar modo per ciò che riguardava il materiale messo a disposizione degli studenti. La scelta dei libri e il modo di regolare la loro fruizione divenne il fulcro di questa trasformazione.
“Da memorie stampate e d’ufficio si raccoglie che l’origine e i primi progressi della presente biblioteca”, scrive Vittorio Piccaroli nel 1873, in un libello intitolato Notizie intorno alla R. Biblioteca Universitaria di Pavia, “appartengono al memorabile periodo della ristaurazione degli studi di questa università, cominciato dopo la metà del secolo prossimo scorso” – ossia, a metà Settecento. “Ne fu ordinata l’istituzione dall’imperatrice Maria Teresa nel 1754, insieme alla riforma universitaria, ma la provvida disposizione restò più anni senza effetto”.
Il punto di svolta venne raggiunto grazie alla nomina di Gregorio Fontana (1725-1803), al secolo Giovanni Battista Lorenzo, che aveva cambiato nome a seguito dell’ingresso nell’ordine degli Scolopi. Personalità eclettica, già docente di Filosofia e Matematica a Roma, nel 1764 Fontana fu chiamato a ricoprire l’insegnamento di Logica e Matematica, che nel 1768 abbandonò per la cattedra di Matematica pura e Fisica teoretica.
Decisivo per le sorti dell’Università, e della sua futura Biblioteca, fu il caso che Fontana risiedesse in Ghislieri. Lo racconta nel 1905 Filippo Salveraglio, nell’opuscolo Gregorio Fontana come bibliotecario: “Instaurato, appunto in quegli anni, nel Collegio Ghislieri un nuovo regime inteso alla maggiore prosperità di quella insigne fondazione, si diede tosto principio a provvedere libri, collo scopo di formare una collezione di opere indispensabili agli alunni delle varie facoltà. Ciò richiedeva la nomina di un bibliotecario al quale si fosse commessa la cura di bene ordinarla e di custodirla”. Il Collegio all’epoca era sotto il patronato dell’Impero asburgico; e l’illuminato plenipotenziario imperiale del Ducato di Milano, Karl Joseph von Firmian, pensò che la persona ideale per ricoprire il nuovo ruolo fosse proprio l’eclettico Fontana.
Il 18 ottobre 1768 Firmian scrisse al Prefetto del Collegio di ritenere Fontana “soggetto molto idoneo a tale ufficio”, aggiungendo: “Ne rendo intesa V. S. non solo perché si compiaccia di riconoscerlo in detta qualità di bibliotecario del Collegio, ma ancora perché, essendo conveniente che egli abbia la sua abitazione prossima alle biblioteche, gli assegni le due piccole stanze attigue alla medesima”.
A questa data possiamo dunque collocare la costituzione della biblioteca del Ghislieri che, spiega Salveraglio, in realtà veniva creata “sora un fondo d’antica libreria specialmente di carattere teologico che il Collegio già possedeva”. Un incremento così notevole del catalogo, tuttavia, comportò la necessità di ripensare gli spazi – Salveraglio, un po’ drammaticamente, parla di “angustia, incomodità, insalubrità dei locali” – talché, il 6 marzo 1769, venne accordato al Collegio “la facoltà di acquistare e incorporare una casa confinante, di accrescere il numero degli alunni e avere un sito più comodo e spazioso dove collocare la libreria che per beneficio degli alunni si andava formando”.
La storia finirebbe qui se non fosse intervenuta, direttamente da Vienna, l’Imperatrice Maria Teresa, fermamente convinta che anche agli studenti dell’Università di Pavia, ma non collegiali, dovesse essere messa a disposizione una biblioteca adeguata. Il 18 ottobre 1771 Maria Teresa d’Austria, continua Salveraglio, “ordinava tra l’altro che l’Università fosse provveduta di quella quantità di libri che fosse giudicata necessaria alla pubblica istruzione, trovando pure opportuno che, per accordi già intervenuti tra il Governo e il Collegio Ghislieri, i professori e quelli tra gli scolari che fossero riputati meritevoli di tale distinzione, avessero libero l’accesso alla biblioteca del Collegio medesimo”.
Due biblioteche, quindi, a partire dall’anno successivo: una del Collegio, accessibile agli universitari, e una dell’Università, accessibile ai collegiali. Non mancarono sensate obiezioni al progetto, che Salveraglio sintetizza così: “Perché creare una biblioteca nuova? Non sarebbe miglior partito concentrare tutto in quella del benemerito Collegio e far di questa una sola e grande biblioteca?”. La questione economica non lasciò indifferente il cancelliere dell’Impero asburgico, il principe Wenzel Anton von Kaunitz, “perché risparmiava la spesa di fabbricare una nuova biblioteca all’Università o di duplicare gli stessi libri nell’una o nell’altra libreria o di recare l’incomodo di dover passare dall’una all’altra libreria qualora i libri dell’una non si ritrovassero nell’altra, e che finalmente risparmiava il salario del bibliotecario e di altri nuovi impiegati”.
Si decise dunque di fondere la nascente Biblioteca Universitaria nell’esistente Biblioteca del Collegio Ghislieri. Fontana restò bibliotecario del Collegio, “facendogli un accrescimento di soldo dalla cassa dell’Università, con l’obbligo della personale assistenza durante la pubblica lettura e di formare cataloghi separati dei libri del Collegio e di quelli dell’Università. E la biblioteca”, spiega Salveraglio,, “nei nuovi locali della casa Malaspina, venne aperta al pubblico i primi di febbraio 1772”.
Se non che sorsero nuove obiezioni; in sostanza, si argomentò che l’Università dovesse disporre di una Biblioteca all’interno del proprio palazzo, che si trova tuttora al centro di Pavia, vicinissimo al Collegio. Nel 1778 la struttura dell’Università venne rifatta su disegno dell’architetto Piermarini, e si approfittò per far confluire la Biblioteca del Ghislieri in quella, nuova, dell’Università: “La Biblioteca Ghisleriana tutta intera”, scrive il Salveraglio con un certo parossismo, “salvo i duplicati e parte dei libri scolastici, e così come era costituita, dei libri del Collegio e dei libri dell’Università fusi in unica collezione, con unico catalogo, trasportata nel nuovo ed ampio salone appositamente costruito, divenne la vera e propria Biblioteca Universitaria, e Gregorio Fontana direttore di essa, serbando la qualità di bibliotecario del Collegio Ghislieri, dal quale seguitava ad avere stipendio, vitto e alloggio”.
Ma, alla fine, quei libri erano del Ghislieri o dell’Università? Piccaroli calcola che “il primo nucleo di libri della nuova biblioteca si crede che constasse di circa 12,000 volumi staccati dalla medesima libreria Ghislieri”. Peggio, scrive, “non v’è documento finora noto che avvalori la tradizione”; ciò nondimeno propende per ascrivere totalmente al Ghislieri, sulla scorta di due considerazioni congetturali: “La prima è che i 4000 volumi che più tardi si numerarono nella libreria del Collegio, erano troppo scarsi – ammessa pure qualche dispersione durante i moti politici della fine del secolo – per credere che consistesse tutta di essi soli; e ancor troppo più scarsi per servire con fiducia di serio profitto all’uso pubblico che ne fu ingiunto nel novennio anteriore all’aprimento della vera biblioteca; la seconda, che, ricusata la tradizione, non si sa dove cercare la provenienza di quel primo nucleo, a formare il quale non eran certo potuti bastare i pochi libri provvisti, come aveva ordinato il Governo d’allora, coi piccoli annuali avanzi delle spese universitarie”.
A riprova definitiva però della propria ipotesi, Piccaroli riporta un atto del conte Firmian, in realtà una lettera che accompagna due casse di libri provenienti da Vienna che “la munificenza sovrana regala a codesta Regia Ghisleriana Biblioteca dell’Università”. Parole che sembrano confuse ma, secondo Piccaroli, “districando il gergo ufficiale non può altro uscirne se non che i libri erano destinati ad accrescere quella parte della libreria Ghisleriana del Collegio ch’era divenuta Regia per essersi fatta passare nella biblioteca universitaria”.
La Biblioteca del Collegio Ghislieri conta a oggi più di 130.000 volumi, che la rendono una delle più imponenti collezioni private che esistano a livello europeo; i suoi volumi, che trovano posto su oltre dieci chilometri di scaffali, sono a disposizione degli Alunni del Collegio e, occasionalmente, di visitatori esterni. Conserva tuttora preziosi incunaboli – fra cui la celeberrima Hypnerotomachia Poliphilii – nonché seicentine e settecentine di grande valore. Le citazioni di quest’articolo derivano da due opuscoli: Gregorio Fontana come bibliotecario di Filippo Salveraglio, pubblicato a Trento, presso la storica tipografia Zippel, nel 1905; e Notizie intorno alla R. Biblioteca Universitaria di Pavia di Vittorio Piccaroli, pubblicato a Pavia, dalla Tipografia dei fratelli Fusi, nel 1873. Entrambi questi volumi fanno parte del patrimonio d’archivio della Biblioteca del Collegio Ghislieri, che sta venendo digitalizzato grazie a un accordo con Google Books. Precedenti puntate di “Letture ghisleriane” sono state dedicate alla Liberazione del Collegio dai soldati tedeschi nel 1945, alle prime conseguenze degli episodi di rivolta in Collegio a fine Ottocento e al singolare tentativo da parte degli studenti di ottenerne la chiusura nel 1890.